Rs Management del Dolore Post-Operatorio - Auff

Luca Valtorta - IL VENERDI' DI REPUBBLICA - Recensione

«La band è vorace: nei suoni, nei testi e nell’intensità che mette sul palco. Era tanto che non si sentiva niente di così prepotentemente provocatorio ma intelligente e, contemporaneamente, facile da ascoltare. Auff!! è stipato di pezzi forti, coi ritornelli che funzionano come nella migliore musica popolare. Che qui ha la forma del punk-funk: chitarre quadrate, batteria secca e (moderati) inserti elettronici. Il modo di prendere in giro tutto e tutti, con arguzia e con una giusta dose di violenza […]»

Federico Guglielmi - IL MUCCHIO - Recensione

«Una delle novità più frizzanti e autentiche emerse dal panorama nazionale da un bel po’ di tempo in qua, con tutto quel che occorre – physique du role e presenza scenica compresi – per crescere moltissimo in termini di spessore artistico e di audience. […] noi puntiamo su di loro»

Michele Chisena - XL - Recensione
 
«Schizofrenici, irrequieti, fanno della particolarità un credo religioso [...] E' la strada che porta diritti al piacere, incontrollato e senza regole, analgesico per lenire il dolore, dopo essere passati dal pronto soccorso dell'adolescenza [...] La band strangola qualsiasi cosa si possa definire futuro e speranza» 
 
 
Domenico Mungo - RUMORE - Recensione
 
«Una surgery in cui racchiudono urgenza comunicativa, raffinati songwriting, poesia metropolitana decadente e sonorità all'incrocio tra Teatro degli Orrori, il periodo declamativo dei CCCP (vedi Norman) e un gusto per l'idie contemporaneo anglosassone»
 
Matteo Ceschi - MUSICA & DISCHI - Recensione
 
«La band, senza nessun timore reverenziale nei confronti di passato e presente, propone una versione mesmerizzante del cantautorato d'autore uccidendo i germi della contemporaneità con la carica dell'elettricità»
 
Piergiorgio Pardo - BLOW UP - febbraio 2012 - Recensione
 
«Auff!! è una bomba ad orologeria [...] Parole che rimangono incise nella zona franca fra l'anima e le ossa o che colpiscono, ed è questo uno degli aspetti più riusciti di tutta l'operazione [...] Un disco senza difetti»
 
«Il giovane quartetto abruzzese spalanca il sipario sulle contraddizioni e debolezze umane, sbattendole in faccia con foga teatrale priva di manierismi, puntellando i testi declamatori e dissacranti di spigolature wave e precise ritmiche angolari…»
 
Luca Minutolo – FUORI DAL MUCCHIO - Recensione
 
«Riescono a unire il punk, alcuni tratti del cantautorato di denuncia e un'ironia dissacrante di straordinario impatto»
 
Manuel Graziani - RUMORE - Recensione
 
«... una delle più belle e interessanti novità del nostro panorama. C’è dentro l’apocalisse di parole declamate con sarcasmo, rabbia e sofferenza, chitarre in un misto di grezzume punk e freschezza indie, liriche capaci di colpire dritto al cuore anche senza passare per la via più diretta...»
 
 
«Introduco la risposta dicendoti che il nostro obiettivo primario è quello di smontare qualsiasi cosa. Cerchiamo di smontare l'idea di verità»
 
 
«Capaci di unire punk, cantautorato di denuncia e ironia dissacrante, frasi al vetriolo e associazioni provocatorie, capacità compositiva e forte impatto live, Luca Romagnoli (voce), Marco Di Nardo (chitarra), Luca Di Bucchianico (basso), Nicola Ceroli (batteria) si definiscono "poeti provinciali"»
 

«Non c'è nulla di più pornografico della ricerca di se stessi. Non c'è nulla di più pornografico che salire su un palco. Salire su un palco è un fenomeno molto fallico. Inoltre l'attore che sale sul palco, il performer o l'artista in genere, che sia vestito oppure no, è sempre nudo, con i suoi sentimenti e le sue emozioni in mano»

 
«Non abbiamo particolari ambizioni.La nostra ambizione condivisa è quella di suonare e di distruggere un po tutto»
 
 
«Noi sul palco facciamo quello che dobbiamo fare: ci divertiamo. E facciamo il massimo del massimo, che siano mille persone, trecentomila o zero»
 
 
«Fortunatamente nel nostro panorama non ci sono limiti. Non c’è un palinsesto di bigotti. Anzi, questo è il bello, che ci dà le massime energia e forza: la libertà di dire le cose come ci va. Figurati che a un concerto mi sono anche abbassato le mutande, quindi non ci sono imposti limiti particolari»
 
 
«La storia ci ha insegnato che la verità è una stupidaggine, tutte le grosse verità sono state negate, rimpolpate, rigirate,  insomma uno non deve mai negare il contrario delle cose che dice, assolutamente»
 
 
«“A noi ci piace vivere alla grande”, ci straziamo di vita. Abbiamo un solo modo di fare “poesia” della vita, con la vita»
 
 
«L’album merita riflessioni e si possono trarre numerosi spunti; tutto lascia presagire che c’è ancora energia in gioco da sfruttare con stile più personale. Il futuro? Ci aspettiamo e vogliamo che sia migliore. Gli ingredienti ci sono»
 
 
«Management del dolore post operatorio – Auff!! Irriverenti, incazzati e vagamente spacconi. In una parola: punk. Rispolverata la lezione dei CCCP e riletta in chiave indie, la band di Lanciano si presenta al pubblico italiano con una ricetta di rabbia misto gioia di vivere. Di alzare la testa e farsi sentire ce n’era proprio bisogno in questo 2012 di crisi e i MaDe DoPo sono i figli musicali perfetti di questo nostro tempo»
 
 
«Il disco scorre rapido e accattivante all’ascolto, allo stesso tempo furia punk corrosiva e cura per i dettagli. I MaDe DoPo sono contemporanei, non sempre condivisibili, sempre provocatori»
 
 
«I loro punti di forza sono numerosi: si parte dalla forte presenza scenica; dalla decisione della loro musica, un po’ rock, un po’ punk, po’ giullare di corte; dalle grandi abilità tecniche della chitarra di Marco Di Nardo, per passare poi a Luca Romagnoli»
 
 
«Usciamo dallo Spazio211 convinti di essere di fronte a una nuova band-culto: iconoclasta, dissacrante, sarcastica, diretta. Ci ricordano i testi di Frank Zappa, quando in piena summer of love prendeva in giro gli hippies e musicalmente ci hanno ricordato il punk-funk degli anni '80»
 
 
«Consci del fatto che la prima lettura non sia quella definitiva, ciò che si ascolta è uno spietato racconto della società in cui viviamo, tra preti pedofili e imprenditori che vanno a trans, in questo stanco e spietato ordine musicale italiano che parte dalla depressione di Fumaretto per arrivare alle battute orchitiche di Dente»
 
 
«Come afferma giustamente il buon Appino, “la democrazia semplicemente non funziona”. Non credo che il mio voto possa valere quanto quello di chi entra in uno stadio a insultare e malmenare qualcuno solo perché tifa un’altra squadra. Siamo diventati spettatori dell’idiozia. Finché certa gente continuerà a decidere per noi, forse non avremo scampo»
 
 
«La band è ispirata e piena di iniziativa, Auff!! dimostra di essere un grande lavoro perchè contiene il vero, il reale e c'entra molto con i tempi di oggi. Preparatevi al Management del Dolore Post Operatorio, perchè farete fatica a resistergli»
 
 
«Oggi mischiano infatti grunge, new-wave, post-punk e incredibili ritornelli pop (che ti si stampano subito in testa) con tale naturalezza da rimanere basiti»
 
 
«Credo che questo disco abbia tutti gli elementi per convincere pienamente l’ascoltatore. Il suo mix ben calibrato di musiche e testi, le influenze punk, la voce di Romagnoli, i riff di chitarra di Marco Di Nardo, la base ritmica di Andrea Paone e Nicola Ceroli e la produzione artistica di Manuele “Max Stirner” Fusaroli (vedi Zen Cricus, Luci della Centrale Elettrica), fanno di questo album un lavoro non solo interessante, ma interamente coinvolgente»
 
 
«Proprio un bel disco da quaranta minuti che era da un bel pezzo che non si vedeva»
 
 
«"Auff!!" si presta ad un'interessante lettura su più livelli, e solo in un primo momento può apparire come un album da easy listening o (sacrilegio!) da serata hipster. In realtà, si arriva presto a comprenderne il significato più maturo ed intrinseco, ed a scoprirne piano piano i vari contenuti»
 
 
«Auff!!! è uno sbuffo di noia, una noia totale verso tutto e tutti, verso chi si lamenta, verso chi non ragiona, verso chi parla troppo, verso chi non parla mai. Ma soprattutto verso chi non capisce che la crisi è il momento giusto, il momento perfetto per trovare se stessi. Evviva la crisi!»
 
 
«Un buon calciatore nel fine partita direbbe “teniamo i piedi per terra e prepariamo la prossima partita”, noi i piedi li teniamo per aria e ci godiamo il momento. Senza dimenticare la prossima partita, il prossimo concerto, il prossimo disco. Lavorare sodo però non è così difficile, quando fai il lavoro che ti piace»
 
 
«Ci sarà sempre una forma di gelosia, finché non si sarà tutti uguali esteticamente. E allora si è immaginato che grazie alla chirurgia estetica forse un giorno saremo tutti belli uguali e quindi finalmente tutti felici»
 
 
«È “elettrico cantautorato di protesta” quello dei Management del Dolore Post-Operatorio, critica serrata all'autodistruzione dell'uomo moderno e allo slancio verso il patetico»
 
 
«Sono davvero bravi, il loro sound è fresco e improntato sul punk, anche se riadattato agli usi&consumi dei giorni nostri»
 
 
«Credo che la cosa migliore di Auff!! sia la sua sincerità, verbale e sonora. E’ un disco che ci racchiude nei nostri 27 anni di vita(lità). Le nostre idee spremute fino all’ultima goccia. Tutto il superfluo lo abbiamo eliminato»
 
 
«Va riconosciuta a Romagnoli e soci la capacità di costruire refrain che catturano l’ascoltatore e che li rendono immediatamente riconoscibili»
 
 
«Ce ne è per tutti verrebbe da dire... dai politici star ai finti e pseudo maledetti, dalle bambole gonfiate alle crisi dei matrimoni borghesi, passando dai concorsi truccati alla lotta sociale vera e propria... Il tutto come dicevamo, frullato con cura, in una mistura di generi, dannatamente accattivante, che non risente di cali di tensione, che ha il pregio dell’irriverenza divertita e complice, senza smettere di pensare... Anzi»
 
 
«Album caligginoso, spiralato, dilaniante in certi frangenti ('Irriversibile' è magnificamente furba e impossibile da scrollarsi di dosso), che seppur derivando(si) senza nasconder(si), si staglia superiore sopra la testa di quei noiosi dinosauri con l'alito alticcio e l'aria da prete che pensano di poter rivoltare il mondo con quattro proclama qualunquisti»
 
 
«Se di questa opera viene alla luce con forza qualcosa, queste sono le parole. Messaggi forti, netti, che entrano in testa e non escono più, che stupiscono per la loro intelligenza e per la loro freschezza»
 
 
«La musica si fonde, o come dice la band stessa, si "con-fonde" con le parole presentando riff chitarristici assassini degni del miglior punk-funk primi 80 (appunto Gang of Four), mentre la sezione ritmica è più che mai irrequieta in un cambio-scambio di melodia e groove selvaggio»
 
 
«E per combattere il dolore della degenza si inventano musiche e testi tanto irruenti quanto comunicativi. Anzi direi una sfacciataggine degna di Aimone, musica cattiva e testi in italiano»
 
 
«I testi acuti e ricercati di Luca Romagnoli spiccano grazie ai riff anni 70 di Marco Di Nardo che strizzano l’occhio al punk e al grunge dei Pearl Jam in Vs, non facendosi mancare arpeggi dissonanti che tanto vanno di moda nell’attuale Inghilterra(In Norman si coglie l’apoteosi di quanto dico)»
 
 
«Dieci brani di iconoclastia di fine millennio, quella che poi è stata data troppo spesso per scontata ed accantonata in nome di “lamentiamoci tutti assieme” d’ogni tipo»
 
 
«…il progetto è molto valido, nei testi, nel sound, nell’immagine, soprattutto funzionano perché hanno un chiaro concetto di base. Si sono meritatamente guadagnati uno spazio nella scena musicale con irriverenza e senza chiedere il permesso»
 
 
«Il frontman, Luca Romagnoli, ha una cadenza che in alcune occasioni ricorda il primo Bugo (“Auff!”), ma si denota una influenza Skiantos dal quale riprendono ironia e sagacia adattandola perfettamente ai nostri tempi»
 
 
«Lo zampino di MarteLabel, il featuring di Emiliano Audisio (Linea77 ndr), le citazioni letterarie, l’irriverenza colta e scazzona (che è il marchio di fabbrica dei Management): tutto questo rende “Auff!!” un album che merita davvero l’ascolto. Bisogna ammettere però, che live sono ancora meglio. Lo faccio per onestà intellettuale.»
 
 
«Dieci colpi, dieci pugni che ti centrano forte in pieno viso e che ti lasciano così, con una confusione immensa e un gran mal di testa, dovuti a ciò che le dieci tracce sbattono in faccia a questa società sopraffatta dai mezzi di “distrazione” di massa»
 
 
«Fa strano perchè questi ragazzi abruzzesi cavalcano i loro tormenti provinciali con la dirompente forza di chi ha in pugno un teatro gremito di gioventù sonica»
 
 
«Intelligentissimo progetto concettuale che assembla CCCP, rock’n'roll, il punk sozzo dei vicoli londinesi post-Sex Pistols, i due generi sopracitati, un certo cantautorato colto (Tenco piuttosto che Battiato) ma soprattutto una dirompente forza d’urto nei testi. Band giovane. Ma non sembra. Il frontman è un’attrazione pura. Prova a volare con le sue alucce d’angelo, urla, si dimena, ispirato, prende a pugni l’aria, mentre scorrono idealmente le immagini di guerre, lobotomie moderne, aborti, morti, piccole e grandi apocalissi del nostro tempo. Piacciono. Convincono!»
 
 
«E' una crisi profonda, quasi da bava alla bocca, ma intelligente. Questi ragazzi celebrano il "punk celebrale", da pogare con il dizionario in mano o quantomeno con un'espressione meditativa e crucciata...»
 
 
«Una mistura sonica che procede stantuffando con ampio spargimento d'acido, non mancando di timbrare il biglietto dei testi folgoranti con arguzia costante ("Bukowski dimmi la verità, di quelle birre non ne hai bevuta la metà", oppure "signor poliziotto mi dispiace rovinarle la festa/ le bombe non ce l'ho nella valigia, ce l'ho nella testa") e qualche slancio poeticamente genialoide»
 
 
«Sicuri dei propri mezzi espressivi, cavalcano l’onda “riot” delle ultime generazioni di bands dedite al rock in italiano parlando di suicidi da “no future” e concorsi truccati, puttane politichesi e bambini obesi davanti ai videogame, fotografando in maniera efficace – al netto di alcune semplificazioni un po’ buttate lì a caso, come il testo di Macedonia – l’Italia De Profundis attuale»
 
 
«Sano rock, irriverenza, la giusta avversione al citazionismo e un impatto sonoro di tutto rispetto. ‘AUFF!’ fin dalla copertina non ci pensa nemmeno per un secondo a nascondere il sarcasmo rabbioso e a sputarlo in faccia all’ascoltatore sotto una chiave poetica»
 
 
«A sgretolare il mio iniziale scetticismo è stata la freschezza della proposta, servita su un bollente piatto che va ad offrire un mix di testi mai banali, privi di retorica e gratuito falso poetare, dando spazio anzi all'ironia e alla riflessione, partendo da temi che trattano disastri (tanti) e speranze (poche) dell'attuale società moderna»
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